È passato pochissimo tempo da quando vedevo gli screen di messaggi verdi sulla mia bacheca di Facebook a quando ho potuto associare ai medesimi screen il nome di un’app: Sarahahha. Sarhhaaahahh. Ci riprovo: Sarahah.
Descriviamola brevemente. In pratica create un account e gli altri utenti, sotto anonimato, possono mandarvi messaggi, senza che voi abbiate la possibilità di replicare. L’app è stata pensata per le aziende, per permettere ai dipendenti di sollevare questioni e critiche senza paura di ripercussioni. L’app ha riscosso poi un certo successo e si è diffusa anche tra i più giovani, aprendo le porte a tristi scenari di cyberbullismo, ma questa è un’altra storia.
Quello su cui voglio invece soffermarmi, è la notiziona che ha fatto suonare i campanelli di allarme di tutti: Sarahahhhahh… Sarhh… Sarahah manda ai propri server la lista dei vostri contatti. SBAM. Bastardi, lo sapevo che era una truffaaaaa!!1!
Ed è qui che vi dico: è stata anche un po’ colpa vostra, siete voi che le avete dato la possibilità di farlo. La questione è semplice. Qualsiasi app può fare solamente ciò per cui voi date il permesso. Quando siete andati sul Play Store a scaricare l’app, probabilmente non avete prestato attenzione alle autorizzazioni richieste:

Quando avete installato l’app avete, più o meno inconsapevolmente, dato il permesso di fare determinate cose, come accedere alla vostra lista contatti. Sia chiaro, nulla giustifica l’atto di trasmettere certi dati al di fuori del vostro smartphone, ma non dobbiamo nemmeno fare i terroristi: dare certi permessi non vuol dire automaticamente che vi rubano i dati, perché possono esserci ragioni valide. Il concetto è che bisogna avere più consapevolezza riguardo ai rischi.
E proprio parlando dei rischi, mi viene da dirvi: se siete disturbati da quello che ha fatto Sahrahhhh… Sarahah, forse non sapete cosa richiedono tutte le altre app. Fare una verifica delle autorizzazioni, prima ancora di installare l’app, è molto semplice. Sul Play Store cliccate su Ulteriori Info, scorrete la schermata fino in fondo e cliccate su Dettagli autorizzazioni. Lì vedrete l’elenco completo, generato automaticamente (perciò lo sviluppatore non può metterci mano).
Vediamo cosa chiede un’app usata da tutti: Facebook. Sappiamo tutti come funziona il social network, perciò immaginiamo quali siano i permessi che potrebbe richiedere. Ad esempio per fare foto e video è scontato che sia richiesto di usare la Fotocamera. Vediamo invece cosa viene richiesto nella sezione Contatti:
– Trova un account sul dispositivo
– Modifica i tuoi contatti
– Leggi i tuoi contatti

What? Modifica i tuoi contatti? Sembra interessante. Dico subito che per questo articolo non ho fatto chissà quale esame delle funzionalità, perciò potrebbe esserci dietro un’ottima ragione che ora non vedo, fatto sta che potenzialmente Facebook potrebbe modificare i vostri contatti. Bello, no?
Un altro permesso richiesto è quello per registrare l’audio attraverso il microfono. Beh, quello serve per mandare i messaggi vocali, ma apre a scenari terrificanti. Vi piacerebbe essere ascoltati in qualsiasi situazione senza il vostro consenso?
UPDATE: vi lascio la mia testimonianza. Premetto che dai miei dispositivi non ho mai cercato nulla di cucina. Un giorno in TV passa la pubblicità di Biraghini, quel formaggio a cubetti, che termina con il jingle “BI-RA-GHI-NI lo spicchio comodo”, che naturalmente si è ficcato nel cervello per parecchie ore, ragion per cui ogni tanto, a casa, mi veniva di canticchiarla. Vado su Facebook e indovinate un po’? Sponsorizzata del Biraghini. Io non ho le prove, ma dal momento che non ho mai cercato nulla di attinente, cosa dovrei pensare?
E ancora, sotto la voce SMS: Leggi i messaggi di testo (SMS o MMS).
Fortunatamente è possibile revocare i permessi in qualsiasi momento. Basta andare a cercare sul proprio telefono le autorizzazioni per le app e disattivare i permessi che meno ci vanno a genio. Se neghiamo a Facebook l’utilizzo della fotocamera, ad esempio, nel momento in cui vogliamo scattare una foto attraverso l’app, semplicemente ci verrà chiesta nuovamente l’autorizzazione.
Quest’articolo vuole essere una riflessione, scritta di getto, ma avrete capito dove voglio andare a parare. È piuttosto evidente che non conosciamo affatto la tecnologia che usiamo quotidianamente. Chiediamo sempre più privacy, tutela, ma poi non conosciamo i rischi e ci sorprendiamo delle ripercussioni, ma soprattutto non siamo in grado di rinunciarvi. Quanti, una volta letto l’articolo, sono disposti a disinstallare l’app di Facebook? Nessuno, ci scommetterei, e lo capisco. Per molti Facebook non è solo un luogo (virtuale) di svago, ma può essere anche un modo con cui restare in contatto con i propri cari o può essere uno strumento professionale.
Questo ed altri colossi della celeberrima Silicon Valley, da sempre collezionano dati su di noi e ci conoscono bene. Facciamo un gioco. Quali sono i vostri ultimi cinque movimenti su Facebook? Cioè i mi piace, i commenti, le ricerche. Ricordate bene? Ora andate sul vostro profilo personale e cliccate sul tasto Registro attività (lo trovate sulla copertina). Vedrete tutto. Sono attività che riconoscete, ma saperlo e vederlo non sono la stessa cosa. A me fa un certo effetto, perché mi rendo conto realmente di come ogni mia mossa sia registrata. E vi dirò, non voglio nemmeno immaginare quali sono tutti i dati che Facebook colleziona e che non vediamo. Quanto tempo mi soffermo su un post, quanto dedico alla lettura, che genere di foto guardo. Ogni cosa.
Abbiamo rinunciato alla nostra privacy nel momento in cui ci siamo iscritti? Forse, ma penso che ormai giganti come Facebook, Google, Amazon, hanno messo radici troppo profonde nella nostra società per poter starne fuori. Non sto facendo chissà quale discorso illuminato, siamo tutti più o meno consapevoli di quanto detto, eppure nessuno sarebbe disposto ad allontanarsi.
Non sto cercando di fare il tipo che fa le crociate contro le multinazionali, solo mi piacerebbe che ci fosse più consapevolezza riguardo all’uso, ai pro e ai contro della tecnologia, che fa ormai parte della nostra vita, che piaccia o meno.